L’Accademia fiorentina di lingua e cultura italiana si propone come un centro di eccellenza per l’apprendimento della lingua e per l’approfondimento della cultura italiana da parte degli studenti stranieri. Oltre ai corsi (sia di grammatica e conversazione, sia di arte, storia, letteratura, cinema), l’Accademia offre un amplissimo ventaglio di attività co-curriculari, dai concerti alle conferenze, dalle visite guidate ai luoghi di maggior interesse culturale della città (musei, chiese, biblioteche, teatri, mercati, laboratori artigianali) alle gite in Toscana (Fiesole, Arezzo, Lucca, Livorno, Pisa, Siena). Sono inoltre organizzate degustazioni nel Chianti, serate al cinema, a teatro e all’opera.
Fino all’Ottocento, i giovani aspiranti artisti e scrittori di tutto il mondo facevano sempre un viaggio in Italia per visitare Firenze, Venezia, Roma, vedere la Primavera di Botticelli, Piazza San Marco, la Cappella Sistina, e ascoltare e imparare quella lingua così dolce parlata da San Francesco, Dante, Petrarca e Boccaccio. Ma l’Italia ha dato i natali anche all’inventore delle note musicali, del violino e del pianoforte, del telefono, della pila e del motore a scoppio, del primo treno ad alta velocità e del primo computer, a Gaetano Filangieri, che, nella Scienza della Legislazione (1780-1785), concepì il diritto dell’uomo alla ricerca della felicità, a Cristoforo Colombo, Cesare Beccaria, Giorgio Armani ed Enzo Ferrari. Perciò è così importante studiare l’italiano, ieri così come oggi e domani, perché è una lingua ricca, vitale, melodiosa e bellissima, che ha alle spalle una millenaria tradizione storica, artistica, letteraria, musicale, scientifica, imprenditoriale e culinaria.
«Noi italiani – ha dichiarato il celebre architetto Renzo Piano – siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti. E il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria capacità di cogliere la complessità delle cose. Articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme». Ma questa cultura antica ci ha regalato anche quelle campagne curate e floride, quei boschi freschi costellati di castelli e santuari, quei paesi immersi nei monti e quei fari bianchi affacciati sul mare che indussero Gogol a struggersi per la nostalgia dell’Italia e che ispirarono a Goethe i versi più commossi del suo Wilhelm Meister: «Conosci la terra dei limoni in fiore, / dove le arance d’oro splendono tra le foglie scure, / dal cielo azzurro spira un mite vento, / quieto sta il mirto e l’alloro è eccelso, / la conosci forse? / Laggiù, laggiù io / con te, amore mio, vorrei andare!».